Sigillanti polisolfurici ed irraggiamento ultravioletto: Fenzi S.p.a. migliora la resistenza della gamma Thiover

Vedi anche in :

de sp

Thiover da sempre è il prodotto Fenzi di maggior successo, grazie alla sua semplicità di utilizzo che permette di adattarsi a tutte le modalità di applicazione, da quella robotica a quella manuale e alle sue molteplici qualità:

» proprietà meccaniche con elevati moduli elastici studiati per preservare al meglio la funzionalità del sigillante prima barriera e quindi la tenuta della vetrata isolante;
» basse permeabilità sia al vapor d’acqua che ai gas;
» perfetta adesione a tutte le tipologie di vetri e distanziatori metallici;
» nessuna pericolosità per gli operatori e per l’ambiente.

Tuttavia i sigillanti Thiover appartengono alla famiglia dei prodotti organici e come tali hanno da sempre come principale “nemico” le radiazioni ultraviolette. Come è risaputo il sole è una sorgente di radiazioni ultraviolette. Al di sopra di 80 km di quota l’atmosfera assorbe completamente solo le lunghezze d’onda inferiori a 200 nm, (UV estremo), per effetto di interazione con le molecole di ossigeno ancora presenti a tale altezza. Tra i 10 e i 50 Km di quota invece avviene la dissociazione delle molecole di ossigeno (O2 → 2O.) e la formazione delle molecole di ozono (O2+O. → O3).

L’ozono assieme all’ossigeno è uno dei principali assorbitori di radiazioni ultraviolette, ma entrambi non ne bloccano completamente il passaggio e quindi queste interagiscono con l’uomo e l’ambiente. In particolare nel caso dei sigillanti polisolfurici, l’azione combinata di radiazione ultravioletta, ossigeno, calore e umidità rappresenta un fattore critico di stabilità della struttura molecolare e fenomeni di distacco dal substrato si rendono possibili grazie alle rotture dei legami chimici più deboli. Lo spettro solare contiene radiazioni nel campo ultravioletto di intensità più o meno rilevante e con energie comparabili alle energie di alcuni legami caratteristici della catena polisolfurica. Il meccanismo della reazione fotochimica prevede un attacco dell’ossigeno atmosferico su alcuni atomi di carbonio della catena molecolare, con conseguente ossidazione e formazione di idroperossidi molto sensibili alle radiazioni solari. La successiva rottura degli idroperossidi per mezzo delle radiazioni UV provenienti dalla luce solare costringe la struttura chimica a ristabilizzarsi attraverso una rottura della catena. Come effetto di questa azione, il distacco del sigillante dal substrato vetroso avviene più facilmente in seguito a trazioni e/o sforzi tangenziali tipici del naturale movimento delle vetrate isolanti. Nonostante il campo di utilizzo dei sigillanti Thiover sia specificatamente limitato ai casi dove vi sia adeguata protezione al bordo dalle radiazioni UV e quindi quanto sopra esposto sia drasticamente minimizzato, Fenzi S.p.A. ha comunque identificato numerosi fattori ritenuti determinanti per investire in un decisivo miglioramento del prodotto: 1. Un generale aumento delle radiazioni ultraviolette che per riflessione e rifrazione raggiungono comunque il sigillante al bordo della vetrata isolante; dovuto a cambiamenti di natura climatica e progettuale. Purtroppo verso la metà degli anni ‘80 il mondo scientifico ha fatto una delle scoperte più importanti e nello stesso tempo inquietanti: la diminuzione dell’ozono stratosferico sulla regione antartica, dovuto in gran parte all’utilizzo di clorofluoro carburi (CFG), unitamente a cambiamenti di tipo climatico, hanno comportato un aumento delle radiazioni ultraviolette. I nuovi parametri richiesti dall’edilizia relativamente al miglioramento dell’efficienza energetica, stanno spingendo verso la progettazione ed utilizzo di serramenti con altezze ridotte al minimo che diminuiscono la trasmissione termica (Uw) della finestra ma espongono maggiormente il sigillante alle radiazioni ultraviolette.
2. La volontà di tutelare attraverso il miglioramento la nostra Clientela anche in quei casi dove vetrate isolanti vengano installate non a regola d’arte esponendo quindi maggiormente il sigillante Thiover alla combinazione di tutti i fattori di rischio menzionati (radiazione ultravioletta, calore e ristagno di umidità).
3. Normative Europee e Marchi Nazionali Volontari.
Sin dagli inizi della sua stesura ed approvazione, la Norma Comunitaria EN 1279-4 che stabilisce le caratteristiche minime di resistenza per i sigillanti utilizzati nel settore di nostro interesse, è considerata da molti operatori insufficiente a garantire la durata dei prodotti all’azione delle radiazioni ultraviolette. Essa infatti prevede la verifica delle proprietà meccaniche ed adesive al vetro dopo una esposizione UV della durata di sole 96 ore senza presenza di umidità. Alcuni Paesi Europei ed in particolare Francia e Belgio, attraverso Marchi Nazionali Volontari, di fatto ammettono esclusivamente l’utilizzo di sigillanti che superino prove di invecchiamento decisamente più severe. E’ proprio sulla base di queste ultime prove che FENZI S.p.A. ha da sempre fissato i requisiti interni minimi per i sigillanti Thiover, utilizzandole continuamente come banco di prova per i miglioramenti ottenuti che andremo a descrivere in questo articolo.

FRANCIA Marchio CEKAL (Metodo NFP78-451) Il test prevede l’azione combinata di calore, umidità e radiazione ultravioletta per 6 settimane e determinazione dei valori di carico e deformazione dopo trazione. I dati di trazione secondo normativa CEKAL evidenziano che, a fronte di un punto di partenza pressoché simile nelle caratteristiche di carico normale (tensile stress) e deformazione (tensile strain) alla rottura per campioni vetro-sigillante-vetro, il condizionamento UV viene maggiormente sostenuto dal prodotto THIOVER 2010 rispetto allo standard. In particolare, si passa da una coppia carico/deformazione appena oltre la retta limite AB a valori ben al di là dei limiti imposti dalla prova.

 


Il grafico a barre seguente mostra le differenze per prove effettuate sul THIOVER e sul THIOVER 2010:
 


A conferma di una effettiva migliorata resistenza alle radiazioni in presenza di calore e umidità, si confrontino i diversi tipi di rottura sul substrato alla fine della trazione (rottura del sigillante): Nella maggior parte dei test, sebbene il THIOVER rimanga sempre per la maggior parte adeso al vetro, lo spessore del materiale è molto simile ad un film superficiale. Una rottura di tipo film come quella in figura dimostra che l’attacco da parte delle radiazioni UV in concomitanza con gli altri agenti (calore e umidità) avviene principalmente in prossimità del substrato. I legami chimici si rompono più facilmente non essendo supportati da più efficienti stabilizzatori e/o ritardanti UV.

 


Nel caso del THIOVER 2010 il grosso lavoro degli agenti anti-UV inseriti in formula garantisce una barriera migliore all’irraggiamento. La rottura del sigillante avviene a qualche millimetro dalla superficie, indicando che in prossimità del substrato l’incollaggio è più tenace. Inoltre, le zone di distacco superficiale mostrano presenza di sigillante residuo.

BELGIO Marchio BCRC INISMA (Metodo UBAtc 04.03.C)
Il test prevede l’azione combinata di calore, immersione in acqua e radiazione ultravioletta per una settimana e comparazione tra i valori di carico a rottura ottenuti prima e dopo invecchiamento. Questi ultimi non devono essere inferiori al 30% dei valori iniziali caratteristici del sigillante. Viene inoltre valutato il tipo di rottura dal substrato. Il test, a differenza della procedura CEKAL, prevede una trazione tangenziale (shear stress) per campioni incollati su diversi substrati (vetro-vetro, acciaio galvanizzato-vetro ed alluminio-vetro). Qui di seguito vengono illustrati i dati di trazione ottenuti secondo il programma UBAtc (BCRC INISMA) per il Thiover standard e Thiover 2010.

 


 


Torna indietro

Autorizzo il trattamento dei dati personali ai sensi del Regolamento UE no 679/2016 vedi privacy
(*) Campi obbligatori